«Lo zio Robin, suonatore di fagotto, sosteneva che in anglosassone chette-wynde voleva dire sentiero tortuoso». A questi «sentieri tortuosi», che paiono inscritti nel nome e nel destino di Bruce Chatwin e che lo hanno condotto in una perenne irrequietezza nei luoghi più disparati, dalla Mauritania ai deserti australiani, è dedicata la prima mostra al mondo che fornisca un quadro vasto e articolato della sua opera di fotografo. Mostra molto attesa, da quando la pubblicazione dellOcchio assoluto ha rivelato lesistenza di unattività sino allora ipotizzabile solo sulla base delle foto che accompagnano In Patagonia (foto, peraltro, di cui Rebecca West ebbe a dire che erano talmente belle da rendere superfluo il testo). Di fatto Chatwin nei suoi viaggi ha sempre usato la macchina fotografica come una sorta di taccuino visivo, in parallelo ai celebri quaderni di tela cerata che sempre lo accompagnavano e che sono il vero laboratorio della sua opera letteraria. Si sono così accumulate centinaia di fotografie in gran parte ignote e ora messe a disposizione da Elizabeth Chatwin , che Roberto Calasso, cui si deve anche il saggio introduttivo al catalogo, ha scelto e organizzato in sezioni, creando un contrappunto fra di esse e lopera letteraria, lultima a tuttoggi in cui si sia incarnato il «mito del viaggio».
«Perché divento irrequieto dopo un mese nello stesso posto, insopportabile dopo due?». Siamo nel febbraio del 1969: Bruce Chatwin ha rassegnato da tre anni le dimissioni da Sotheby's e ha appena deciso di abbandonare gli studi di Archeologia. Nonostante l'iniziale entusiasmo e il talento dimostrato in entrambi i campi, si è convinto che «cambiare» sia «l'unica...
Per i lettori che conoscono e amano Bruce Chatwin Anatomia dellirrequietezza diventerà una sorta di breviario, per quelli che hanno meno familiarità con lopera del grande vagabondo sarà unintroduzione alle sue esperienze e alle sue idee, un viaggio con Chatwin alla scoperta di Chatwin. Forse mai come in certe parti di questo libro soprattutto nelle notizie...