David Szalay
Nella carne
Fabula, 426
2025, 2ª ediz., pp. 330
isbn: 9788845940309
È un cerchio perfetto la vita di István, che si dipana in un’alternanza di successi e disfatte sullo sfondo della storia europea degli ultimi quarant’anni. Dall’Ungheria a Londra e ritorno, dal crollo della Cortina di ferro alla pandemia, passando per la seconda guerra del Golfo e l’ingresso nell’Unione Europea dei Paesi dell’ex blocco sovietico, la sua è la parabola di un uomo in balìa di forze che non è in grado di controllare: non solo quelle all’opera sullo scacchiere politico del Vecchio Continente, che lo manovrano come un fantoccio, ma anche quelle – istintive – che ne governano la carne, spesso imprimendo svolte decisive alla sua esistenza. Tutto – i traumi e i lutti, i traguardi raggiunti e le potenziali soddisfazioni – lo lascia ugualmente impassibile, pronto a fronteggiare ogni accadimento, dal più fortunato al più tragico, con l’arma del suo laconico: «Okay». E forse è davvero questa l’unica ricetta per attraversare incolumi il tempo che ci è concesso in sorte: solcarlo senza illusioni, abbandonandosi alla corrente. Con questo romanzo David Szalay ci consegna un personaggio insieme magnetico e respingente, un discendente ideale della stirpe di Barry Lyndon e Meursault – e si conferma uno dei più singolari e ironici cantori del nostro acuto smarrimento.
«Forse è a quell’età, pensa István, che hai la prima percezione di non coincidere esattamente con
il tuo corpo, di occupare lo stesso spazio senza essere proprio la stessa cosa, perché una parte di
te resta indietro rispetto alla trasformazione fisica e ne è sorpresa come potrebbe esserlo un
osservatore esterno, e a quel punto non ti senti più in totale armonia, ma ti viene da parlare del tuo
corpo come fosse un’entità leggermente separata, benché ti riesca sempre meno di opporti ai suoi
desideri».