Rimuovi da wishlistRimuovi da wishlistRimuovi da wishlist
Aggiungi al carrelloAggiungi al carrelloAggiungi al carrello
In copertina
Léon Spilliaert, Nuvola che si frange sulla spiaggia (1900-1902 ca). Bibliothèque royale Albert Ier, Cabinet des Estampes, Bruxelles. LÉON SPILLIAERT BY SIAE 2010
Avventurandosi in questa silloge di scritti inediti, stesi fra il 1940 e il 1982, chiunque pensasse di conoscere Manganelli dovrà ricredersi, giacché lintera sua produzione risulta illuminata come da una luce radente quella che emana da un laboratorio segreto e pieno di sorprese. A partire dal tenebroso racconto che dà il titolo al volume: «Mero disegnato il suo corpo come una mappa, con vene di strade e arterie di ramblas e avenues carotidee e i crescentes capezzolati e le esedre genitali» leggiamo già inquieti, e non tardiamo a comprendere che si tratta del corpo indifeso e passivo eppure smisurato e minaccioso di una donna che dorme. Cè un solo modo per sbarazzarsi di quellatlante infinito, per evadere dalla casa di carne che lei ha costruito, ci spiega la nitida e allucinata voce narrante: accostarle una rivoltella alla tempia e straziarla: «Ti ucciderò, mia capitale; mio quartiere residenziale; sede del mio deportato governo; mia Stadt; esilio di turbolenti anarchici». E non meno fosca, allarmante è la bellezza degli altri racconti, nutriti di poesia barocca e dei prediletti Swift, Lamb e De Quincey, dove si agitano personaggi-paesaggio vittime di alterazioni dimensionali, visitati da incubi, metamorfosi e apparizioni polimorfiche, attraversati da forze oscure e angosce, assediati da un nulla «popolato di nulla tormentosi» e capaci di parlarci di verità ultime quasi celebrassero una fastosa e gelida cerimonia verbale. Come colui che, nel fulminante Un libro, illustra il colpo segreto che ci resta la morte volontaria quando tutto sembra perduto; la convivenza con il nostro «quotidiano assassino», il nulla; la necessità dellodio, legittimo rifiuto delle «fascinose soluzioni sbagliate»; la vana ricerca di Dio, di cui non conosciamo che una forma ingentilita e commerciabile: «una divinità sorridente, qualunquista, transigente».
Concupiscenza libraria ce lo ha confermato: la recensione, «minimo mostriciattolo», può trasformarsi in una magnifica narrazione che ha come personaggi «le parole di un libro», in letteratura sulla letteratura o, se vogliamo, in uno specifico genere letterario, magari ambiguo, arbitrario, «impuro», persino irresponsabile, ma capace di svelare quell’«immagine segreta»...
Lettore accanito e onnivoro, Manganelli comincia assai presto a scrivere di libri, nel 1946, e nel giro di qualche anno la recensione si trasforma nelle sue mani in un vero e proprio genere letterario che esige uno scrittore, capace non tanto di giudizio – compito «da professore o da irto pedagogo» – quanto di un «gesto critico, esatto, lucido, veloce e non precipitoso,...