«Ce l’hai?».
«Credo».
«Una cima?».
«Non ne ho la minima idea».
Jules Naud aveva agganciato qualcosa con la sua gaffa. Dopo un po’ riuscì a smuovere l’oggetto e nuove bolle d’aria salirono in superficie.
Lentamente estrasse la pertica, e quando l’arpione arrivò a pelo dell’acqua affiorò uno strano pacchetto legato con lo spago, con la carta di giornale ormai a brandelli.
Era un braccio umano, intero, dalla spalla alla mano: in acqua aveva assunto un colorito livido e una consistenza da pesce morto.