Trasmesse con enorme successo dalla BBC nel 1952, queste conferenze sono sei ritratti memorabili di altrettanti «nemici della libertà» e al tempo stesso la migliore introduzione al pensiero filosofico di Berlin. In ciascuno dei sei «cattivi maestri» tutti appartenenti al periodo della Rivoluzione francese Berlin individua un nucleo irriducibilmente autoritaristico o illiberale, che ne offusca la portata teorica o le singole intuizioni. Così Rousseau si ostina a credere, come un «matematico folle», alla possibile quadratura del cerchio tra libertà e autorità; Fichte è alla radice di ogni metafisica nazionalistico-idealistica e delle catastrofi che ne derivano; Hegel finisce con lavallare ogni forma di potere e sopraffazione facendo coincidere «ciò che è buono con ciò che ha successo»; Saint-Simon, invocando una «grande gerarchia neofeudale» e «una pianificazione imperativa», prefigura le religioni secolari del socialismo reale; e persino de Maistre, con cui Berlin simpatizza per la sua visione disincantata della natura «umana» come aggregato di «crudeltà, dolore e caos», approda a unapologia di quella «divina» in quanto legittimazione del potere. Berlin ci mostra così come le sofferenze individuali e collettive scaturiscano dalla pretesa di intervenire astrattamente sui difetti e sui limiti della nostra specie, di voler raddrizzare con la violenza fredda di un sistema filosofico, politico o economico il «legno storto» dellumanità.
Le arti in Russia sotto Stalin e Una visita a Leningrado, che Berlin definì, con sommo understatement, «resoconti» della sua missione diplomatica in Unione Sovietica, sono in realtà entrambi memorabili: una vera e propria storia della cultura russa nei decenni iniziali del Novecento, «cronaca della profetica generazione della Achmatova»...
A cura di Henry Hardy
Traduzione di Mariagrazia Gini
La ricerca dell'ideale e Un messaggio al Ventunesimo secolo possono a buon diritto essere considerati scritti testamentari, giacché in questi due limpidi discorsi Berlin ha voluto esporre i punti che riteneva essenziali del suo pensiero e della sua esperienza – quello che egli stesso definiva il suo «breve credo».
Traduzione di Giulia Arborio Mella, Gilberto Forti