Questo libro è un’istigazione a provare, scortati da Casanova, «tutto ciò che esiste», specie se proibito.

«...uno scrittore capace di mettere in scena un sovvertimento quasi carnevalesco dei valori religiosi e morali» (The European Review of Books)

Le idee di Singer su arte e letteratura, yiddish e cultura ebraica in una raccolta che è anche il più illuminante commento ai suoi romanzi.

Un fascinatorio, scintillante romanzo in forma di autobiografia sullo sfondo del tramonto della civiltà danubiana e dell’Europa tra le due guerre.

«Márai intuisce la meta in quel territorio tenebroso dove follia, verità, sconvolgente bellezza del creato e abissi del crimine si confondono insieme» (Bruno Ventavoli)

Un Roth sorprendente e profetico – e un’ulteriore prova della «sua trascinante malia di narratore» (Roberto Calasso).

Una commedia umana al tempo stesso patetica e festosa, miserabile e splendida, di cui il grande scrittore yiddish restituisce «l’atmosfera di meraviglia e di miracolo».

«Leggere uno dei romanzi di Perutz invoglia a leggerli tutti» (Emmanuel Carrère).

«In poche parole, questo primo Márai è già magistrale» (Frédéric Vitoux, «Le Nouvel Observateur»).

«La contessa si legge con un gusto e un’avidità che fanno sembrare anemica tanta narrativa, e insipide persino le più fortunate serie televisive» (Ernesto Ferrero).

Un distillato del miglior Carrère – un libro che, come ha detto l’autore stesso, può essere letto come una sorta di autobiografia.

Riuniti in unico volume, i tre pannelli di un grandioso mito moderno, in cui l’inventiva del narratore si fonde con la passione dialettica dell’apologeta.

«È probabile che fra i libri sull’Africa letti dalla coppia Timar-Simenon ci fosse Cuore di tenebra, il romanzo di Conrad? Diciamo di sì...» (Giorgio Montefoschi)

«Il ritratto febbrile di un’anima, e del Purgatorio cui si condanna» («The New York Times»).

Un avventuriero spagnolo, una subdola vedova inglese, una provocante signorina ungherese... sono solo alcuni degli imputati la cui colpevolezza verrà messa inesorabilmente a nudo dal giudice Froget.

«È un frammento, una prima stesura ... ma è anche la conferma di quanto la scrittura di Céline sia straordinaria» (Walter Siti).

Una lettura che oggi è diventata tragicamente indispensabile.

«Labatut scrive di scienziati come Roberto Bolaño scrive di poeti. Sono figure quasi mitiche, colte con la coda dell’occhio del romanzo» («Chicago Review of Books»).