Sándor Márai
L’isola
gli Adelphi, 709
2024, pp. 177
isbn: 9788845939594
Se il professor Victor Henrik Askenasi, proveniente da Parigi e diretto in Grecia, ha deciso di fermarsi a Dubrovnik (che negli anni Trenta si chiama ancora Ragusa), è forse perché è lì che ha un appuntamento con il destino. Perché lì, forse, troverà la risposta alla domanda che da sempre lo tormenta – quella che lo ha spinto, alcuni mesi prima, a lasciare sua moglie, i suoi studi e la cattedra di greco antico, e ad andare a vivere con Eliz, una equivoca ballerina russa. Ma nemmeno lei, pur nella sua generosa impudicizia, ha saputo dargli quella risposta: Eliz non era la meta, poteva soltanto indicargli la strada. E adesso, in un pomeriggio di maggio eccezionalmente caldo, allorché decide di andare a bussare alla porta della sconosciuta che gli ha rivolto uno sguardo provocante chiedendo la chiave della sua stanza a voce appena troppo alta, Askenasi sente che la risposta è vicina, che è infine arrivato il momento di oltrepassare quel limite al di là del quale forse c’è l’oscurità del crimine e della follia – o forse la verità.
«Askenasi ... incarna lo smarrimento del borghese mitteleuropeo alla ricerca della propria identità più profonda, quella che coincide con l’essenza stessa della libertà ... Ispirato dalle teorie sull’essere e il tempo di Bergson, e dall’atto gratuito di Gide, Márai intuisce la meta in quel territorio tenebroso dove follia, verità, sconvolgente bellezza del creato e abissi del crimine si confondono insieme» (Bruno Ventavoli).