«Che schifo, la vita. Fai una cosa senza pensarci due volte, e poi la paghi da scoppiarti il cuore» leggiamo a un certo punto di questo romanzo e subito pensiamo a Somerset Maugham quale appare nei grandi film MGM tratti dai suoi libri. Interpretato da un Herbert Marshall claudicante e irrimediabilmente blasé, era sempre in scena, a reggere i fili dei personaggi e a muovere la trama che via via si dipanava, aggiungendo ogni tanto una qualche ominosa sentenza. In Acque morte, che di Maugham è il romanzo perfetto, lo stesso ruolo viene affidato al dottor Saunders, magnifica figura di reietto delle isole. È questo medico drogato, radiato dallAlbo, a suo agio «solo nella futilità», a guidare per piccoli tocchi, fingendo di assistervi impassibile, una vicenda di amore, di fuga e di morte che lascia spossati come una febbre tropicale. Ed è lui a farci attraversare questo monsone romanzesco, avvolgendoci nei fumi del suo stesso oppio sinché fatti e moventi fino a un attimo prima oscuri non diventano dimprovviso «chiari come i disegni geometrici del quaderno di un bimbo quadrati, rettangoli, cerchi, triangoli». Acque morte è uscito per la prima volta nel 1932.
W. Somerset Maugham cominciò a tenere un taccuino nel 1892, a diciotto anni. E per quasi un cinquantennio continuò poi a riempire di «appunti» quaderni che, precisa con anglico understatement, sono da intendersi «come una sorta di magazzino pieno di materiali destinati a un futuro utilizzo, e nient’altro». In realtà i taccuini di Maugham, oltre a gettare...
Corpulento, teatrale, sfrontato, gli occhi che sembrano trapassare l’interlocutore, Oliver Haddo ha l’aria di «un prete sensuale, malvagio». Conosce come pochi la letteratura alchemica e la magia nera, si definisce Fratello dell’Ombra ed è ossessionato dal desiderio di vedere «una sostanza inerte prendere vita» grazie ai suoi incantesimi – dal desiderio...