Perfetto amalgama di poesia e affabulazione, di ricordi lontani e paesi remoti, le prose del Secondo amore ci trasportano in un mondo magico, popolato di giovani violinisti capaci di far danzare le stelle in cielo, agili ballerini col monocolo, clown lillipuziani e macrocefali, zingari accampati fra il bosco e la palude in una distesa di tende bianche. Ma riaffiora, costante, la Storia, evocata da un Natale di guerra sul bassopiano della Podolia, a due passi dal fronte; dalla presenza dellimperatore («Lui giace sepolto nella Cripta dei Cappuccini, sotto le rovine della sua corona, fra le quali io vivo vado aggirandomi»); dal cordoglio per la miseria austriaca al crollo dellimpero e per il tramonto della patria; dalla nostalgia degli esuli e degli emigrati una nostalgia che può spezzare il cuore. E a ritmare lintero libro è lamore, che nel racconto eponimo si fa pura, toccante bellezza: nel bosco incantato, teatro di incontri pudichi, una risata si alza in volo «come un raro, sconosciuto uccello bianco», mentre i giardini esalano il profumo del glicine «con la fresca veemenza di un dolce vento». Un profumo inebriante oggi come allora.
Il cinema è non solo presenza ricorrente nella narrativa di Roth, ma anche oggetto di splendidi feuilleton e recensioni – nell'insieme un centinaio di interventi, compresi per lo più fra il 1919 e l'inizio degli anni Trenta, di cui si offre qui una ampia e rappresentativa scelta. Appassionato di Buster Keaton, capace di liquidare il sentimentalismo di un'epoca intera, cultore di...
In una lettera a Stefan Zweig, Joseph Roth annunciava di avere in cantiere «il romanzo della mia infanzia», unopera autobiografica che prevedeva «dampio respiro». E destinata, secondo lultima compagna dello scrittore, a diventare il suo libro più bello. Il progettato romanzo, in realtà, non vide mai la luce. Ma il torso che ci è rimasto,...