Ci fu unepoca una breve epoca, dal 1946 al 1964 se si prendono come estremi la Sonatine di Boulez e Momente di Stockhausen in cui il cielo della musica fu attraversato da una meteora detta nuova musica. Era un modo di comporre che dichiarava di porsi oltre Webern, quindi di là dal punto più arrischiato che la musica aveva sino allora raggiunto. Il centro irradiante, in quegli anni, fu Darmstadt, dove ogni estate avevano luogo molte prime non solo di Boulez e Stockhausen, ma di alcuni compositori italiani, da Nono a Evangelisti, da Clementi a Donatoni, da Bussotti a Berio, a Castiglioni, anchessi protagonisti di quella avventura che trovò la sua conclusione subito dopo aver raggiunto lapice, con limmissione salutare e disgregatrice insieme della scuola americana, con John Cage e i suoi (musicisti ragguardevoli come Morton Feldman, Christian Wolff e Earle Brown). Vista con gli occhi appannati di oggi, quella stagione potrebbe apparire indecifrabile, se non avesse avuto la fortuna di essere accompagnata da un libro questo di Bortolotto che sta alla «nuova musica» come la Filosofia della musica moderna di Adorno sta allopera di Schönberg, di Berg e di Webern.
Per oltre cinquant'anni, a partire da Chopin o del timbro, Mario Bortolotto è stato la guida indispensabile per chiunque volesse avventurarsi in quel territorio sconfinato e irto di pericoli che è la musica moderna (dal Lied romantico all'Ottocento russo e francese, all’Opera, passando per Wagner e Strauss, fino alla Nuova Musica).
Cura editoriale di Jacopo Pellegrini e Roberto Colajanni
Nuovo invito a un attraversamento della musica per aspera ad astra, Fogli multicolori raccoglie una vasta scelta degli articoli che nel corso di questi ultimi anni sono andati depositandosi sulle pagine di un quotidiano. Schoenberg, Strauss, Schumann, Stockhausen, Mahler, Debussy, Monteverdi, Strawinsky, Bartók, Janáček, Ives, Ligeti: sono solo alcuni dei luoghi musicali su cui...