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Robert de Boron

Il Libro del Graal

Giuseppe di Arimatea, Merlino, Perceval

A cura di Francesco Zambon

Biblioteca Adelphi, 478
2005, 4ª ediz., pp. 343
isbn: 9788845919879

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IN COPERTINA
Maestro di Andreino Trotti, Lancelot costringe il principe Galehot ad arrendersi a re Artù, particolare. Pinacoteca Civica, Alessandria.
SINOSSI

Poche storie sono state tanto feconde di sviluppi e hanno lasciato un’impronta così profonda e duratura come quella del Graal, il recipiente con cui Gesù celebrò il sacramento eucaristico e nel quale Giuseppe di Arimatea, suo primo custode, avrebbe raccolto il sangue del Salvatore dopo la crocifissione. E tuttavia pochi hanno una diretta conoscenza del testo fondatore del mito, quel Libro del Graal che è anche, in assoluto, il più antico romanzo in prosa della letteratura francese. Nella trilogia narrativa che lo compone – databile ai primissimi anni del XIII secolo e almeno in parte basata su alcuni poemi, giunti a noi frammentariamente, del borgognone Robert de Boron –, la vicenda del Graal assume il carattere di una vera e propria Storia della Salvezza, di cui sono protagonisti i membri di una stirpe eletta da Dio che si trasmette, insieme al sacro calice, una rivelazione esoterica riguardante i misteri più alti della fede. La reliquia verrà poi trasferita in Gran Bretagna, dove sarà al centro delle avventure dei cavalieri della Tavola Rotonda – e qui si staglierà la figura di Merlino, profeta del Graal e guida di re Artù –, per essere infine consegnata al suo terzo e ultimo custode, Perceval. La visionaria «teologia della storia» costruita da Robert de Boron resterà alla base dei vasti cicli romanzeschi composti successivamente – ma forse nessuno di questi attinge la densità simbolica e religiosa del Libro del Graal, che al tempo stesso incanta con una varietà di toni narrativi di sorprendente ricchezza.