1941. Animato da un freddo delirio di potenza, la testa ronzante delle parole di Saint-Just, Necaev e Lawrence dArabia, un giovane tedesco si addentra nel Kurdistan per guadagnare alla causa nazional-socialista le tribù curde. Finirà per conficcarsi in una inerte e subdola realtà orientale come «una biglia lanciata da una mano politica attraverso lo spazio e il tempo» e per scoprire il senso losco e desolato che viene costretta ad assumere, in un mondo che è ancora il nostro, linebriante «libertà dellavventuriero».
Esimio stratega alla perenne ricerca di una «metafisica della guerra», il generale von Lignitz viene qui celebrato in un discorso che si immagina tenuto nel 1821 da un cappellano militare. Allevato alla grande scuola militare prussiana, e perciò intriso di quella concezione dellAssolutismo che vede tutto come un immenso orologio e così stabilisce «una relazione...