Negli ultimi tre anni della sua vita René Daumal intrecciò un intenso rapporto epistolare con una giovane coppia di amici nellintento di condurla fattualmente, precisamente, sulla via della «conoscenza di sé». Una conoscenza che esige un lavoro, unopera di trasformazione incessante secondo modalità che solo un vero maestro spirituale può trasmettere. E tale, indubitabilmente, Daumal era. Ispirato dallinsegnamento di Gurdjieff e della sua scuola, dotato di una straordinaria perizia nella comprensione della spiritualità indiana, Daumal sa offrire a tutti i lettori con unabilità e una determinazione che è possibile ritrovare solo nelle lettere di Pascal a Mademoiselle de Roannez una bussola capace di guidarli sulla strada, lunga e difficile, che porta all«acquisizione della coscienza». Queste lettere sono dunque un invito al viaggio al viaggio in se stessi per non scoprirsi automi.
Il dialogo con l’India che soggiace a tutti gli scritti di René Daumal nasce quando a vent’anni decide di dedicarsi allo studio del sanscrito: ne scaturirà una personale Grammatica sanscrita, assoluto capolavoro, che testimonia l’unicità e l’originalità della sua interpretazione del mondo indiano, da lui sempre restituito con la massima trasparenza.
Traduzione di Svevo DOnofrio, Alessandro Grossato, Claudio Rugafiori
«Meglio conosciuto, Le Grand Jeu occuperebbe un rango insigne nel coro dei movimenti davanguardia di questo mezzo secolo» scriveva Claudio Rugafiori nel 1967, presentando il primo degli storici (e da tempo introvabili) «Fascicoli» pubblicati da Adelphi. Esso infatti «propaga un messaggio che ancora oggi può scuotere non poche abitudini di pensiero».