Scena di questo libro è un«età fosca»: il Seicento. Epoca di guerre e turbinosi conflitti, grande secolo dellombra e della dissimulazione, che suscitò nella letteratura e nel pensiero figure di cui non sappiamo fare a meno. Quel «teatro del mondo», dove si alternano le empie avventure di Don Giovanni e le taglienti riflessioni di Gracián, dove un infido Mazzarino mette in pratica i suoi «dogmi politici» e Retz ricorda le sue trame fallite, è ancora il nostro teatro, con un sovrappiù di tensione e di tenebra. Al Seicento ci volgiamo quando abbiamo bisogno di aggiungere, alla scena dentro di noi, «una pennellata di buio». Il Seicento, così, non è soltanto una certa epoca e i suoi testi, ma anche levocazione di quellepoca nella mente di certi posteri affini, che possono essere Stendhal o Casanova o Manzoni. Questo gioco delle riverberazioni fra i secoli non poteva incontrare orecchio più percettivo di quello di Giovanni Macchia. E, al centro di questa camera di echi, troveremo la figura del Manzoni, che in quellepoca passata non solo trovò la stoffa dei Promessi Sposi, ma lartificio formale più possente e innovatore del suo romanzo: la digressione.
Gli scrittori che Giovanni Macchia allinea in questa mirabile galleria di ritratti – e di penetranti analisi – sono colti, anziché nello splendore della giovinezza, in momenti di crisi, quando, prossimi alla vecchiaia o attaccati da malattie, si avviano verso la fine. Scelta ardita – e felice. Perché ogni scrittore ha un proprio tramonto (Invecchiare: problema per artisti,...
Con la felice trasparenza propria dei grandi saggisti, che sanno affrontare le questioni più ardue e spinose e afferrarne come per incanto il bandolo nascosto, in Manzoni e la via del romanzo Giovanni Macchia indaga sulla nascita del più celebre ma non per questo amato e conosciuto romanzo della letteratura italiana: I Promessi Sposi. Nascita quanto mai misteriosa e sconcertante,...