Sin dai tempi di Erodoto, lEgitto ha esercitato una singolare fascinazione sullOccidente. In confronto agli Egiziani, i Greci si sentivano «giovani» e nella sapienza egizia vedevano un antico e ben custodito tesoro. Da allora a oggi, si può dire che tale fascinazione non sia mai cessata, assumendo le più varie forme: lEgitto ispira il Rinascimento ermetico e i progetti rinnovatori di Giordano Bruno così come, secoli più tardi, ispirerà la moda dei mobili Impero o i camini di Piranesi. Chiunque si accingesse a una ricerca delle origini approdava allEgitto. E unimmensa attrazione esercitava la scrittura geroglifica, in cui molti riconoscevano una forma di comunicazione non discorsiva, superiore a quella della scrittura alfabetica, più adatta di questa a trasmettere i segreti celati sotto il velo di Iside. Il mito della dea sembra così presiedere, in tutte le epoche, alle speculazioni più ardite, compositi grovigli dove lerudizione e la fantasticheria spesso si intrecciano inestricabilmente. Occorreva allora il maestro delle anamorfosi, degli specchi e delle aberrazioni Jurgis Baltruaitis per ricostruire alcuni dei passaggi più oscuri e sorprendenti di quel sinuoso percorso che Iside ha compiuto nellimmaginazione occidentale, percorso che si iscrive a pieno diritto nella storia e nella dottrina delle «prospettive depravate». Di questo «Egitto assoluto» troveremo le tracce nei luoghi più distanti: dalle pagine del pansofo Athanasius Kircher alle scene del Flauto magico, dalla Lapponia alla Bastiglia, dai templi druidici a quelli massonici. Sotto il sigillo dell«egittomania», lEuropa ha raccolto molta della sua follia e della sua sapienza. «Uniconografia fantasiosa aggiunge una nota di bizzarria a queste evocazioni dellEgitto esteriore. Questultimo si trasfigura continuamente sconfinando in regioni nuove, teologiche, scientifiche ed etnografiche ma rimane sempre un miscuglio di stranezze, paradossi, ragionamenti rigorosi e falsi poetici, corrispondenti in un certo senso agli aromi che Iside, secondo gli autori dellAntichità, aveva fatto amalgamare alla cera colata nelle false immagini del morto Osiride. La leggenda del mito egizio non è soltanto la nostalgia di un paradiso perduto. È anche una logica implacabile che sfiora il delirio e unerudizione posta al servizio del sogno». Pubblicato per la prima volta nel 1967 e riapparso nel 1985 nella presente edizione ampliata, La ricerca di Iside, è il «terzo e ultimo pannello del polittico delle Prospettivedepravate».
Quando fu ravvisata la sorprendente affinità della scultura romanica con le immagini dellantica arte mesopotamica, non pochi archeologi e storici si dedicarono con fervore allesplorazione del nuovo, affascinante territorio di studi. Ma solo il giovane Baltruaitis doveva individuare, con facoltà rabdomantica, il complesso e occulto reticolo di vie che aveva messo in...
Quando apparve per la prima volta, nel 1931, questo saggio si impose subito come unopera capitale, in grado di gettare nuova luce su alcuni passaggi decisivi dellarte medioevale in Occidente. E non mancò di sbalordire l«occhio assoluto» che rivelava il suo giovane autore, nonché la sua capacità di individuare nel groviglio dei corpi, nellesplosione...