Di tutti i libri di Anna Politkovskaja, questo, uscito dopo il suo assassinio, è il più tragico e potente: ci dice infatti il perché di un destino, consentendo di leggere in successione le cronache che nel tempo hanno decretato la fine di una vita. Gli articoli sono stati raccolti grazie al lavoro appassionato dei giornalisti di «Novaja gazeta», dei figli e della sorella di Anna Politkovskaja: ne è uscito un documento straordinario dove testi pubblicati e altri ancora inediti o incompleti, promemoria personali e testimonianze confluiscono in una sorta di ininterrotto reportage sulla Russia contemporanea, dall'ottobre 1999 a fine settembre 2006, pochi giorni prima della morte avvenuta il 7 ottobre nell'androne di casa per mano di un killer. Il 19 febbraio 2009 un tribunale moscovita ha assolto i tre imputati del delitto, ma il 25 giugno la Corte Suprema ha annullato «per significative violazioni procedurali» la sentenza di assoluzione. Il processo dunque si rifarà. Per Anna Politkovskaja l'unico giornalismo possibile era un giornalismo «sanitario» così lei lo definiva , teso a proclamare una verità che si imprime nella memoria anche grazie al vigore dello stile, al senso dello humour, allalta percettività nello scandagliare l'anima di vincitori e vinti. Il campo di indagine è come sempre vastissimo, ma qui gli scenari già delineati nei libri precedenti vengono ripercorsi con nuovi dettagli e approfondimenti rivelatori. Il fronte bellico del Caucaso si dispiega nella sua torbida geografia che allinea sadiche imprese dei militari, analisi economiche del conflitto, misteriose uccisioni come quella di Aslan Maschadov. Sui retroscena dell'attacco al teatro Dubrovka getta luce l'eccezionale colloquio con un terrorista (agente infiltrato?) sopravvissuto. Le trame del potere sepolte tra le rovine della scuola di Beslan si intrecciano a storie quotidiane di una Russia devastata da «guerra, razzismo e violenza come metodo decisionale», mentre lo sguardo che da Occidente si posa sul «paese pacifico» è quello cinico, lusinghevole o distratto dei politici del momento.
Diario russo è il testamento morale di Anna Politkovskaja, ma anche la spiegazione implicita del suo assassinio, avvenuto il 7 ottobre 2006 e rimasto impunito. Il libro ricostruisce infatti in dettaglio, su basi rigorosamente documentarie, anni cruciali della storia russa contemporanea. Rispetto alla Russia di Putin, questa volta la verità sul Paese non si rivela attraverso un affresco...
Da qualche tempo l’Occidente cerca di tranquillizzarsi sulla Russia presentando Vladimir Putin come un bravo ragazzo volenteroso. Ma ora questo libro di Anna Politkovskaja, giornalista moscovita nota per i suoi coraggiosi reportage sulle violazioni dei diritti umani in Russia, ci svela, in pagine ben documentate e drammatiche, tale autoinganno. Ed è un libro destinato a restare memorabile...