Copertina del volume: Zio Tungsteno

Oliver Sacks

Zio Tungsteno

Ricordi di un’infanzia chimica

Traduzione di Isabella Blum

Biblioteca Adelphi, 422
2002, 2ª ediz., pp. 412, 10 tavv. in b/n f.t.
isbn: 9788845916854

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SINOSSI

Con questo libro, il suo più personale sino a oggi, Oliver Sacks ci riporta indietro di sessant’anni, aprendoci le porte di una grande casa edoardiana di Londra, in cui viveva un bambino timido e introverso con la passione per la chimica: di fronte al multiforme e al caotico, all’incomprensibile e al crudele, la nettezza, la purezza, la consistenza del metallo hanno per il piccolo Oliver un valore simbolico, quasi la materializzazione di «idee chiare e distinte», di un ordine stabile scandito dalla tabella degli elementi di Mendeleev, scoperta nelle sale silenziose del Museo della Scienza di Kensington. Il tramite naturale verso questo mondo fantastico è Dave, zio Tungsteno, quello che fabbricava le lampadine, ritratto nel suo laboratorio, con le maniche rimboccate e le mani nere per la polvere del metallo. Sotto la sua guida benevola, Oliver rivive l’intera storia della prediletta disciplina, sperimentando avventurosamente, tra «odori pestilenziali ed esplosioni», le teorie di Boyle, Lavoisier, Avogadro e Gay-Lussac, fino ai Curie e Rutherford. Sembra di assistere a una dimostrazione della teoria di Haeckel: sotto i nostri occhi, quella che potremmo definire l’ontogenesi intellettuale di un ragazzino curioso ripercorre, ricapitolandone le tappe essenziali, la filogenesi della scienza. A quattordici anni Sacks si rende conto che la chimica «naturalistica» e romantica dell’Ottocento, da lui tanto amata, è ormai finita. Farà il medico, seguendo la tradizione di famiglia. Ma se l’essere medico è per lui l’unico modo per diventare scrittore, l’unico modo per essere medico e rimanere se stesso è scrivere. Scrivere, dialogare per esorcizzare la paura, quella paura, quei fantasmi – mantenendo, fra le quinte della mente, il ricordo e la nostalgia dell’ordine inscalfibile degli elementi chimici, e insieme esponendosi alle onde del caos. E così riscoprendo i confini della normalità in un cammino dal semplice al complesso, fino a considerare la vita, in tutte le sue forme, come un’avventura che nella normalità raggiunge l’acme del prodigio.

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