Risvolto
Che un libro su Chatwin finisse per affollarsi di personaggi bizzarri, battute memorabili, repentine infatuazioni per luoghi o idee in altre parole, per diventare un libro di Chatwin era in qualche modo inevitabile. Ma, pur inaugurando ufficialmente la sequenza (che si preannuncia ricca) degli studi biografici, questo ritratto, di cui è autrice Susannah Clapp, che di Chatwin è stata editor, amica e confidente, non ha nulla di rituale o di agiografico, e la sindrome di Stoccolma che quasi sempre lega il biografo al suo protagonista si diluisce qui in un racconto tutto di prima mano e senza impacci reverenziali. È come se la Clapp accendesse una candid camera, e Chatwin accettasse di farsi riprendere. Prima al lavoro, durante la messa a punto del celebre, lievissimo tocco che fece di In Patagonia, fin dal suo apparire, una leggenda della letteratura recente. Poi nella sarabanda di incontri decisivi, bruschi congedi e coreografici ritorni in scena che scandivano la sua febbrile esistenza. Poi, ancora, nellesercizio dei suoi mestieri ufficiali (giornalista, nomade, collezionista, archéologue raté) e delle sue vocazioni meno note (seduttore, parlatore compulsivo, cuoco, crooner). Eppure, nonostante limponente polifonia di ricordi, confidenze e gossip che la Clapp riesce a orchestrare, queste pagine fortunatamente non intaccano lenigma dello scrittore, la sua inconfondibile ossessione per un qualcosa che solo in mancanza di meglio definiamo stile, e che trasformava ogni suo atto, dallacquisto di un taccuino al disegno di un itinerario di viaggio, in «un Bruce».
Con Chatwin è apparso per la prima volta nel 1997.