Quando Colette, ventenne, arrivò a Parigi, «non era che una giovane sposa» cresciuta in campagna e non sapeva di avere accanto a sé un affascinante, sottile mostro: Monsieur Willy, personaggio immenso, negriero di una squadra di scrittori chini a lavorare oscuramente per lui, che però aveva più talento di loro. Dietro alle sue perfidie, ai suoi imbrogli, alle sue crudeltà, permane un elemento di mistero. E Colette subì e capì come nessuno questo monstrum psicologico, divisa fra la gelosia selvaggia e una sinuosa complicità.
Con la protervia della bellezza giovane, Chéri, ragazzo «coi capelli dai riflessi blu come le penne dei merli», irrompe nella vita di Léa, donna leggera e sapiente – ma nel triangolo amoroso apparirà il rivale più temibile: il Tempo, corruttore di corpi. L’autunnale opulenza di lei e l’acerbo smalto di lui vengono spiati, attimo dopo attimo, da un occhio a cui nulla sfugge, talché la...
Traduzione di Giulia Arborio Mella, Anna Bassan Levi
Colette concepiva spesso i suoi libri come una forma più o meno esplicita, più o meno sottile e più o meno definitiva di vendetta, e sapeva poi occultare questa stilla incandescente sotto le sue minime, e perfette, architetture narrative. In ogni altro scrittore tale condotta sarebbe semplicemente un aspetto del mestiere fra i tanti; in Colette diventa, a volte, un’arte minore,...