Questo libro racconta una passione intellettuale che si tramuta in cupo odio razziale; racconta la vicenda di una grande studiosa ebrea, Medea Norsa, spinta ai margini del mondo universitario. E racconta la ferocia che può sprigionarsi da un testo: un papiro greco di enorme rilievo, conteso sin dal momento della sua scoperta ad opera di Evaristo Breccia, responsabile dei nostri scavi e, insieme, funzionario egiziano. Erano gli anni della giovane e non incontrastata presenza italiana in Egitto. Dopo promesse e rinvii, il prezioso testo alla fine fu reso noto sul quotidiano del Duce, nei giorni sospesi e distratti dellagosto 1939. Artefice del colpo di teatro fu Goffredo Coppola, che in quel quotidiano era di casa. Nella tormenta della guerra e della guerra civile, il papiro sembra perduto, e il suo ostinato detentore, fucilato a Dongo coi gerarchi in fuga, finisce a Piazzale Loreto. La imprevista risoluzione del dramma avverrà nei tesi e rancorosi tempi dellimmediato dopoguerra. Riappare allora il papiro, dovera ovvio aspettarselo. E incomincia una seconda vita: al centro di una vicenda in cui si ravvisano le ferite e le ipocrisie del postfascismo, le tortuosità e lo smarrimento dei grandi protagonisti dellUniversità italiana.
Esistono libri la cui storia è altamente romanzesca. E così complicata che il tempo si è preoccupato di seppellirla. Ma accade talvolta che appaia un formidabile detective, capace di scoprire velo dopo velo le trame che per decenni da quel libro hanno avuto origine. Seguendo le sotterranee vicende della Biblioteca di Fozio e degli uomini che, come catturati da un’oscura forza, l’hanno desiderata...
Un colpo di Stato organizzato ad Atene, alla fine del V secolo a.C., da quattrocento congiurati che oggi sarebbero definiti «intellettuali». Un processo politico clamorosamente demagogico in cui il capo della rivoluzione fallita, Antifonte, pur pronunciando «la migliore difesa mai sentita in una causa capitale», viene condannato e giustiziato. Un grande storico, Tucidide, che dissemina nella...