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Le lamine d’oro orfiche

Istruzioni per il viaggio oltremondano degli iniziati greci

A cura di Giovanni Pugliese Carratelli

Biblioteca Adelphi, 419
2001, 3ª ediz., pp. 127, 4 tavv. a colori
isbn: 9788845916632

€ 20,00  (-5%)  € 19,00
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IN COPERTINA
Lamina di Petelia, prima metà del IV secolo a.C. British Museum, Londra.
SINOSSI

A partire dalla prima metà dell’Ottocento, e fino ad anni recenti, sono state rinvenute, in vari sepolcri della Magna Grecia, di Creta e della Tessaglia, alcune sottilissime lamine d’oro, databili fra il IV e il II secolo a.C., che recano le «istruzioni destinate a guidare nel suo itinerario oltremondano l’anima che è stata debitamente iniziata a una dottrina misterica». Iniziazione sulla quale il mondo antico è riuscito a mantenere un impenetrabile segreto. In questo libro, che ci offre la decifrazione, la traduzione e un affascinante, sostanzioso commento delle lamine, Giovanni Pugliese Carratelli fa il punto sulle diverse interpretazioni che negli anni si sono succedute e avanza l’ipotesi che gran parte di queste iscrizioni, finora «genericamente classificate come documenti dell’orfismo», siano intimamente legate alla scuola di Pitagora. Se l’elemento comune a tutte le lamine, infatti, è la speranza di ottenere la salvezza da ulteriori esperienze esistenziali, i testi su cui si appunta l’attenzione dello studioso sono quelli che evocano Mnemosyne, la madre delle Muse, dea preposta alla memoria: colei che, unica, è in grado di sottrarre l’iniziato all’oblio connesso al ciclo di nascite e morti, e di fargli attingere la consapevolezza della propria origine, urania prima che terrena. Giacché gli uomini, nati dalle ceneri dei Titani (folgorati da Zeus per essersi cibati delle carni di Dioniso Zagreus), sono costretti a espiare quel primo atto di hybris – e al tessuto di sofferenze che è la vita sfuggiranno soltanto, come insegnano appunto i Pitagorici, in virtù della filosofia (che non è altro che la somma delle esperienze intellettuali a cui presiedono le Muse) e delle iniziazioni misteriche. In una piega del testo, una notazione di Pugliese Carratelli ci spalanca dinanzi orizzonti vertiginosi: «Affine a questa pitagorica appare la dottrina che nel medesimo tempo in cui si svolgeva nella Magna Grecia il magistero di Pitagora si esprimeva in India nella predicazione del Buddha [il quale] indicava nella tensione intellettuale verso il nirvana la liberazione dal reiterarsi delle esistenze prodotto dalla trsna, la sete (di vivere)».