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Francesco Colonna

Hypnerotomachia Poliphili

A cura di Marco Ariani, Mino Gabriele

Classici
1998, 3ª ediz., pp. 467 / CXVII-1206, 46 tavv. in b/n di cui una f.t.
isbn: 9788845914249

€ 140,00  (-5%)  € 133,00
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IN COPERTINA
Xilografie tratte dall’edizione aldina.
SINOSSI

Sono trascorsi cinquecento anni da quando il veneziano Aldo Manuzio, primo e inarrivato fra gli editori di letteratura, pubblicò l’Hypnerotomachia Poliphili, e questo abnorme romanzo misteriosofico, ritenuto – grazie anche alle mirabili xilografie che lo illustrano – il più bel libro della storia della stampa, conserva miracolosamente intatto il suo fosco fascino. E non cessa di suscitare stupore, interrogativi e acri polemiche.
Risolta la questione del suo autore, che Giovanni Pozzi ha identificato in un Francesco Colonna frate indocile e libertino, resta il mistero del linguaggio, spericolato e intrepido esperimento in cui «l’orditura italiana di un periodare boccaccesco è ... saturata dai più affollati e squisiti latinismi di estrazione argentea» (Contini). Un unicum manieristico che per la sua oltranza espressiva può essere paragonato solo all’ultimo Joyce. E resta il mistero di una narrazione che pare sottrarsi a ogni tentativo di classificarla. Polifilo ritrova in sogno l’amata Polia superando una serie di prove iniziatiche: un viaggio dell’anima, intrapreso in lotta con Amore per raggiungere la vera Sapienza, un pellegrinaggio onirico fatto di trabocchetti e prodigi, meraviglie e incubi, rovine classiche e giardini di delizie, fantastiche e iperboliche architetture, inquietanti e fascinose personificazioni allegoriche, ma anche un’eruditissima enciclopedia di miti, iscrizioni, emblemi, dotte ossessioni filologiche, mirabili lapidari, erbari e bestiari.
Questa nuova edizione affianca alla riproduzione dell’originale la prima traduzione integrale in una lingua moderna, rendendo così finalmente accessibile il testo forse più arduo della nostra letteratura. Non solo: il commento che la correda, in cui si ricostruisce e si discute un imponente apparato di fonti classiche, medioevali e umanistiche, tenta di chiarire, per la prima volta sistematicamente, i molti enigmi che costituiscono la cifra di questo romanzo, da sempre circondato da un’aura di affascinante incomunicabilità, permettendoci così di cogliervi innumerevoli risonanze.

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