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La grande razzia

[Táin Bó Cúailnge]

A cura di Melita Cataldi

Biblioteca Adelphi, 317
1996, pp. 215
isbn: 9788845911927

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IN COPERTINA
Particolare della carta 125r del Book of Kells. Trinity College, Dublino.
SINOSSI

A capo del suo esercito, la regina del Connachta, Medb («Ebbrezza»), si scatena contro un territorio, l’Ulaid, difeso da un uomo solo, il giovane eroe Cú Chulainn: trasgressiva, sensuale, ingannatrice, implacabile la regina; forte, tormentato, leale, terrificante nelle sue metamorfosi l’eroe. Sullo sfondo, un conflitto insanabile, oscillante tra deflagrazione della violenza e ritualizzazione dei contrasti, impulsi e vincoli, caos e regola. Alle vicende militari, punteggiate di duelli, patteggiamenti e stragi, si intrecciano storie di forti passioni, affetti, gelosie, seduzioni, rancori, intimi dissidi. Numerose le tracce di antichi miti pagani: la rivalità sempre rinnovata tra due esseri divini metamorfici che si incarnano infine in due tori portentosi, la maledizione che una dea della fecondità lancia contro i guerrieri dell’Ulaid rendendoli deboli come donne in travaglio, l’intervento di un dio solare per sconfiggere la crisi invernale delle forze vitali. Così ci addentriamo in una sorta di chanson de geste appassionante e fosca, avventurosa e chimerica – quadro superbo del mondo celtico precristiano, della sua età eroica e del suo tramonto. Come l’Edda, anche La grande razzia è una di quelle opere che trascinano magicamente il lettore nel vortice di una intera civiltà.
Considerato il capolavoro dell’antica epica irlandese, Táin Bó Cúailnge venne fissato per iscritto tra l’VIII e l’XI secolo in scriptoria monastici e ci è stato fortunosamente preservato integro da due antichi codici. La presente traduzione (la prima integrale e condotta sull’originale) è accompagnata da una Introduzione e da un apparato di note che, quasi un commentario, aiutano il lettore a cogliere la ricchezza di significati del testo.