Goccie dinchiostro è una vera e propria antologia dautore, in cui il Dossi ha raccolto il meglio della sua rapida e guizzante stagione creativa fra gli Anni Sessanta e Settanta dellOttocento. In queste brevi prose, da lui presentate come «quelle scenette, que piccoli romanzetti etc. che non esigono troppo inchiostro alla lor trattazione», in queste «briciole letterarie» troviamo in certo modo lessenza di questo discendente di Sterne e di Jean Paul sperduto nella greve Italia postrisorgimentale: perché di fatto come suggerisce Dante Isella, a cui si deve questa prima edizione filologica delle Goccie dinchiostro «la forma in cui cristallizza in prima istanza la sua scrittura è la prosa breve lavorata a sé», e perciò «tutta lopera del Dossi può dirsi una collezione di goccie dinchiostro». Così si troveranno qui innanzitutto, come altrettanti minuscoli bouquets, le «tenerissime storie damore del miglior Dossi (dove la tenerezza è involta e come protetta dalla sprezzatura dello humour), fatte di trasalimenti, di rossori, di adorabili impacci» e da esse si passerà felicemente a quelle altre «briciole» che tutte insieme disegnano il profilo di una «esasperata e umbratile sensibilità», quella di uno scrittore «troppo avanti rispetto al gusto letterario della società in cui gli toccò di vivere», che dunque ha trovato i suoi veri lettori con ritardo, ma suscitando fedeli ed efficaci passioni (basti pensare a Gadda). Introdotta e commentata da Dante Isella, la presente edizione offre anche un prezioso apparato di varianti, che ci permette di constatare tutte le oscillazioni del Dossi fra «lespressionismo lombardo» e un italiano «normalizzato».
Esponente di punta dellavanguardia scapigliata, raro esemplare di aristocratico dandysmo, raffinato pasticheur dalla verve inesausta erede della grande tradizione portiana e nel contempo aperto alla cultura europea , Carlo Dossi (1849-1910) fu uno scrittore irrimediabilmente troppo avanti rispetto al gusto letterario della società in cui gli toccò di vivere. E proprio...
A trentotto anni, nel 1887, Carlo Dossi chiudeva con Amori la sua carriera pubblica di scrittore. (Ma avrebbe poi continuato, per ventanni, in segreto, a stillare i geniali veleni delle Note azzurre). Questo esile, delizioso commiato dalla letteratura si presenta come evocazione di un ventaglio di donne amate. Ma, per uno spirito così naturalmente dedito allartificio, fantasticatore...