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Vasilij Rozanov

Da motivi orientali

A cura di Alberto Pescetto

Biblioteca Adelphi, 193
1988, pp. 217
isbn: 9788845902765

In ristampa
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IN COPERTINA
Foglie di papiro, da un dipinto egiziano.
SINOSSI

Nell’aprile del 1916, compiendo sessant’anni nella Pietroburgo scossa dalla guerra e presto dalla rivoluzione, Rozanov volle celebrare la ricorrenza con «i suoi cari», cioè con i suoi lettori, «condividendo con loro le cose che mi stanno più a cuore...»: in questo caso, l’Egitto. Ma l’Egitto di Rozanov, quale qui si presenta, è eccentrico e sorprendente come tutte le sue visioni. Rozanov, il più pagano fra gli scrittori cristiani, trova in questa remota civiltà il luogo originario dei misteri del sesso e della vita, e ad essi dedica un’ultima meditazione. L’andamento della sua prosa è ondoso, sinuoso, debordante, invadente: il lettore ne sarà subito avvolto, invischiato, affascinato, come affascinati furono tanti grandi scrittori russi, dalla Cvetaeva a Sinjavskij, che ne hanno subìto una profonda influenza.
Per Rozanov, l’Egitto è il talamo, la stanza nuziale dell’umanità. È la terra sopra la quale ancora pulsa il cielo stellato, che poi scompare e lascia un immenso vuoto sopra la nostra testa. Insofferente di ogni gabbia concettuale, Rozanov fu l’inesauribile cantore della fisiologia, colui che più avvicinò la prosa al puro respiro. E la scaturigine della fisiologia è il sesso: «Il legame del sesso con Dio è più grande di quello dell’intelligenza o perfino della coscienza con Dio». Nelle piante di loto, nel limo egizio Rozanov riconosceva l’elemento primordiale a cui voleva riavvicinarsi. «Il segreto e il miracolo, la profondità e l’incanto della civiltà egizia consistono in questo: “nella crescita spontanea della pianta dal suo seme”. E se il seme è la pianta, essa cresce dovunque, perché è tale il destino delle piante. Senonché presso alcuni popoli la pianta cresce “a dovere”, presso altri cresce “a richiesta”. O anche – “secondo una generica aspettativa”. Al contrario, presso gli egizi nessuno “si aspettava”, nessuno “richiedeva” e “faceva” alcunché: essi erano i primi. Perciò “la pianta cresceva spontaneamente”. Tutto è “primordiale” nel loro caso, tutto “ribolle nella propria linfa”». A questo Egitto, con audacia che si proponeva di far rabbrividire i dotti, Rozanov riconduce anche tutto il mondo dell’Antico Testamento, mentre la Grecia e la cristianità tendono a distaccarsene. Ma, nella sua continua, provocatoria paradossalità, Rozanov non chiede un’adesione puntuale ai suoi argomenti. Aspira soltanto a ritrovare una certa pulsazione della vita. «Un po’ di fisiologia. Altrimenti tutto è molto arido...».
Pubblicato nel 1916 in pochi esemplari, e mai più ristampato (Rozanov è tuttora al bando nell’Unione Sovietica), di questo libro si sono conservate non più di dieci copie. Questa è la prima traduzione che ne appaia al mondo.

Volumi dello stesso autore
L’Apocalisse del nostro tempo è l’ultima opera di Rozanov, pubblicata nel 1918 con sistema quasi artigianale, sotto forma di opuscoli inviati ai sottoscrittori. Mentre gli avvenimenti della Rivoluzione infuriavano, Rozanov, spossato e ridotto alla miseria, rivolse la stessa penna che aveva saputo esprimere «i filamenti autunnali, i sospiri,...
A cura di Alberto Pescetto
Piccola Biblioteca Adelphi, 79
1979 / pp. 197 / € 12,00  € 11,40
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Vasilij Rozanov

Foglie cadute

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Biblioteca Adelphi, 66
1976 / pp. XII-489 / € 28,00
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