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Friedrich Nietzsche

Richard Wagner a Bayreuth - Considerazioni inattuali, IV - Frammenti postumi (1875-1876)

Traduzione di Giorgio Colli, Mazzino Montinari, Sossio Giametta
A cura di Giorgio Colli, Mazzino Montinari

Opere di Friedrich Nietzsche
1967, pp. IX-397
isbn: 9788845900167

Temporaneamente non disponibile
SINOSSI

L’imponente quantità del materiale postumo, e la sua qualità, rispetto all’opera organica in cui sfocia l’attività di Nietzsche nel periodo 1875-1876, ha consigliato di pubblicare a parte la quarta Considerazione inattuale, che egli dette alle stampe nel luglio del 1876 col titolo: Considerazioni inattuali del Dott. Friedrich Nietzsche... Quarta: Richard Wagner a Bayreuth. Lo sviluppo successivo dell’atteggiamento di Nietzsche verso Wagner, sia nei rapporti personali con lui, sia nel giudizio sulla sua musica, potrebbe portare a sminuire l’importanza di quest’opera, che resta il più forte saggio che sia stato scritto in lode di Wagner. E, senza dubbio, un confronto imparziale con Il caso Wagner, in cui egli sferrerà un attacco durissimo contro il musicista tedesco, parla a favore della seconda opera. Non per questo sarà lecito dire che Richard Wagner a Bayreuth sia uno scritto insincero o superficiale: qui piuttosto Nietzsche è già diviso in due, o meglio, qui coesistono dolorosamente due fasi successive di uno sviluppo tumultuoso. Infatti, quello che sarà uno dei motivi conduttori della stroncatura – l’essenza di Wagner sta nella sua natura di attore, di commediante – è già presente qui, nello scritto panegirico, anche se Wagner vi viene esaltato come «drammaturgo ditirambico». Inversamente, nonostante che le critiche in profondità a Wagner fossero cominciate ancor prima di questo periodo, Nietzsche si mostra geniale nel cogliere i punti di forza, le capacità di seduzione del fenomeno Wagner, soprattutto nella sfera extramusicale.
Quello che ora Nietzsche non sente più come suo, tuttavia, è la visione del mondo che sta alla base di questi punti di forza. Il pessimismo schopenhaueriano, e tutto quanto di cristiano vi si connette in Wagner, la sfrenatezza della passione, ma soprattutto il germanesimo con tutto il suo seguito pesante, suonano ormai falsi all’orecchio di Nietzsche. Ma poiché lo scritto era anche di «occasione», essendo destinato all’inaugurazione del teatro di Bayreuth nell’estate del 1876, egli deve controllarsi. Di qui una lotta continua con se stesso che si traduce nell’estrema pena, nella fatica snervante con cui viene condotto a termine questo scritto. I quaderni preparatori lo provano: mutamenti di piano, temi in parte ampiamente elaborati e poi lasciati cadere, manoscritti corretti e tormentati, con continue variazioni stilistiche. Noi possiamo ora ricostruire questo travaglio, e la pubblicazione del ricco materiale postumo che si riferisce a questa «Inattuale», assieme a numerose varianti dello scritto da lui pubblicato, ha forse nel suo complesso un interesse maggiore che non il testo stesso di Richard Wagner a Bayreuth.
Parallelamente al lavoro su Wagner, e con maggior serenità, Nietzsche cercava di dare forma e consistenza alle sue meditazioni sui Greci che, nelle sue intenzioni, dovevano costituire l’argomento di una quinta Considerazione inattuale, provvisoriamente intitolata Noi filologi. L’opera sarebbe stata il coronamento dei suoi lavori filologici nei quali, durante questo periodo basileese, egli riponeva forse la sua più personale e alta ambizione. Per diverse ragioni essa non fu, tuttavia, portata a compimento. Tanto più interessante per noi è, perciò, la lettura del copioso materiale postumo che si riferisce a questi progetti, restati allo stadio di appunti sparsi. In essi si possono individuare due temi diversi che spesso si intrecciano: da un lato l’analisi della figura del filologo moderno, che è violentemente attaccato, dall’altro una ricerca approfondita di quella che si suole chiamare antichità classica. Contrapponendo «umano» a «umanistico», Nietzsche scende sul terreno di una interpretazione originale e diretta, la quale lo porta a concludere che tutto il quadro «umanistico», con cui la filologia ha caratterizzato negli ultimi secoli l’antichità classica, è una grandiosa falsificazione. È tra l’altro possibile avvertire un’evoluzione del concetto di dionisiaco, che dalla negatività schopenhaueriana in cui è inteso nella Nascita della tragedia, si avvia già a quell’interpretazione affermativa che sarà caratteristica del pensiero posteriore di Nietzsche.

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