IN COPERTINA
Disegno di Simone Weil sulla copertina del terzo quaderno.
SINOSSI

I Quaderni di Simone Weil cominciano oggi ad apparirci per ciò che sono: un’opera unica e solitaria, senza ascendenze, senza discendenze, un cristallo perfetto composto di molteplici cristalli. Simone Weil riempì sedici grossi quaderni fra l’inizio del 1941 e l’ottobre 1942: aveva poco più di trent’anni, la guerra era nel suo momento più cupo, la vita la trascinava, come tanti rifugiati, fra Marsiglia, gli Stati Uniti, Londra, dove sarebbe morta nel 1943, dopo aver tentato in ogni modo di farsi paracadutare dietro le linee tedesche. Con prodigiosa intensità, trasmettendoci quasi il pulsare del pensiero stesso nel momento in cui si fissa, Simone Weil annotò in quel periodo questa «massa non ordinata di frammenti»: tutti i temi delle sue riflessioni precedenti, che erano state soprattutto filosofiche e sociali, vi riappaiono e alcune decisive scoperte sono qui testimoniate, come la lettura dei grandi testi sanscriti, fatta con René Daumal. Ma ciò che subito colpisce è l’invisibile presupposto che irraggia la sua luce su queste pagine. Qui, più che mai prima in lei, parla un pensiero trasparente e durissimo, caparbiamente concentrato su un esile fascio di parole che la Weil incontrava interrogando pochi testi inesauribili (le Upanisad, la Bhagavad Gita, i Presocratici, Platone, Sofocle, i Vangeli, san Paolo): amore, forza, necessità, equilibrio, bene, desiderio, sventura, bellezza, limite, sacrificio, vuoto. Nulla come il contatto con queste parole può rendere evidente la miseria della filosofia, della scienza, della religione, della politica abbandonate al loro karman occidentale. Mentre proprio dinanzi a queste parole si accende il pensiero della Weil, che è l’esperienza stessa di «agganciare il proprio desiderio all’asse dei poli». La Weil sapeva perfettamente che quelle parole sono altrettante ordalie, perché fanno traversare il fuoco a chi le pronuncia. Chi può pronunciarle, in quanto sa a che cosa esse si riferiscono, ne esce illeso. Ma quasi nessuno ne esce illeso. Nella bocca di quasi tutti quelle parole sono carcasse deformi. Sotto la penna di Simone Weil tornano a essere cristalli misteriosi. Per osservare quei cristalli con attenzione – e l’attenzione è appunto la suprema virtù praticata dalla Weil, quella che riassume in sé tutte le altre – bisogna essere almeno un matematico dell’anima: Simone Weil lo era.

Volumi dello stesso autore
Simone Weil

Attesa di Dio

«Un immenso libro» (Cristina Campo).
A cura di Maria Concetta Sala
Con un saggio di Giancarlo Gaeta
gli Adelphi, 686
2024 / pp. 350 / € 14,00  € 13,30
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Altre edizioni
Simone Weil, André Weil

L'arte della matematica

Un carteggio gioioso e intenso, sfolgorante d’ingegno, tra uno dei maggiori matematici e una delle più grandi menti del Novecento.
A cura di Robert Chenavier e André A. Devaux
Edizione italiana a cura di Maria Concetta Sala
Piccola Biblioteca Adelphi, 717
2018 / pp. 185 / € 14,00  € 13,30
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Piccola Biblioteca Adelphi, 717
2018 / pp. 185 / € 14,00  € 13,30
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Simone Weil

La rivelazione greca

L'incontro tra Simone Weil e alcuni testi della Grecia antica – innanzitutto l'Iliade, Platone, i Pitagorici e i tragici – ha segnato uno dei picchi del secolo scorso. Nulla di quanto la luce della sua mente ha raggiunto è rimasto immutato. In particolare i Vangeli, come se la via regale per capirli non passasse da Gerusalemme, ma da Atene.
A cura di Maria Concetta Sala, Giancarlo Gaeta
Biblioteca Adelphi, 616
2014 / pp. 489 / € 28,00  € 26,60
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Biblioteca Adelphi, 616
2014 / pp. 489 / € 28,00  € 26,60
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Altre edizioni
Simone Weil

La persona e il sacro

Uno degli scritti più celebri di Simone Weil.
A cura di Maria Concetta Sala
Biblioteca minima, 55
2012 / pp. 78 / € 7,00  € 6,65
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Biblioteca minima, 55
2012 / pp. 78 / € 7,00  € 6,65
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