Il primo sorriso Caterina e Lorenzo se l'erano scambiato al party del sindaco «Ca lo chiamava party picché faceva chiù moderno». Purtroppo sulla «vuaglioncella» aveva già messo gli occhi Rancio Fellone, il figlio dell'uomo più ricco del paese, e Lorenzo era solo il nipote dello scarparo. «Pirciò aviva deciso ca Caterina se l'aviva levare da la capa». Quella sera, però, lei gli aveva sorriso, e non aveva smesso di guardarlo mentre lui suonava la tammorra come mai prima. Da allora si erano visti di nascosto. E un giorno si erano perfino scambiati un bacio. Ma Rancio Fellone aveva deciso di togliersi a tutti i costi quello «sfiziamiento» e, con l'aiuto dei suoi degni compari Cicciariello e Capa di Ciuccio, era riuscito a scoprire che proprio il giorno della festa di Santu Vito Liberatore quando l'intero paese si sarebbe ritrovato in piazza per scatenarsi nel ballo della pizzica Caterina aveva appuntamento con Lorenzo nel campo di girasoli. «Ne lu frattiempo», due operai disoccupati, Dummenico e lu Professore (uno di quelli che ancora credevano al sogno della rivoluzione proletaria), si preparavano a dare una svolta alla loro vita... Per raccontarci questa insolita «fiaba nera» (una storia di amore e di violenza, di amicizia e di coraggio, che ha come sfondo un Sud affocato e sanguigno) Andrej Longo si è inventato una lingua che non si identifica con nessuno dei dialetti del Meridione, ma ne contamina più di uno: una lingua che l'autore stesso dice di non aver costruito a tavolino, ma di avere «sognato». Il risultato è un impasto sorprendente e sapido, ricco di tutti i colori, i suoni e i sapori dell'estate mediterranea: dal giallo acceso dei girasoli al richiamo ossessivo e quasi minaccioso della tammorra, al gusto forte e deciso del vino Primitivo.
Genny ha sedici anni e lavora in un bar dalle parti di via Toledo; gli piace giocare a pallone e fare il buffone sul motorino. Perché, dicono gli amici, come lo porta lui, il mezzo, non lo porta nessuno. Tania di anni ne ha quindici, va ancora a scuola e dorme in una stanza che «tiene il soffitto pittato di stelle»; le piacciono le scarpe da ginnastica rosa e i bastoncini di merluzzo.
Un pomeriggio di agosto, verso la metà degli anni Novanta. Nel silenzio immobile della controra, una voce chiede aiuto. Una volta, due volte, dieci volte il grido risuona nellandrone ombroso di una elegante palazzina di Posillipo. Poi il silenzio, di nuovo, avvolge la strada. Nessuna porta si è aperta, nessuno degli inquilini ha risposto allappello della ragazza. In quellandrone...