«Baudelaire aveva la capacità folgorante di percepire ciò che è. Come John Donne, di qualsiasi cosa scrivesse, faceva risuonare nel suo verso, nella sua prosa una vibrazione che invadeva ogni angolo e presto spariva. Preliminare a ogni pensiero, metafisica è in Baudelaire la sensazione, la pura apprensione dellistante, la congenita inclinazione a sorprendersi in certe occasioni in cui la vita, come srotolando un lungo tappeto, rivela la profondità indefinita dei suoi piani. Mi sono accontentato di sentire: parole di falsa modestia che dicono tutta lenormità del suo azzardo».
Come l’Apocalisse ricorda più volte, un agnello fu ucciso «prima della costituzione del mondo». Quel l’agnello sarebbe stato una presenza ricorrente nella Bibbia e il suo sangue sarebbe servito a riscattare temporaneamente gli Ebrei, come accadde con la fuga dall’Egitto, per riapparire un giorno davanti agli occhi di Giovanni Battista nella figura di Gesù...
A duecento anni dalla sua nascita, Baudelaire è il caso molto raro di uno scrittore che ha mantenuto intatta la sua forza di penetrazione intellettuale e la capacità di scardinare ogni forma di pensiero sclerotico.
Dopo La Folie Baudelaire, che era un vasto libro non solo su Baudelaire ma su tutta la Parigi intorno a lui, Roberto Calasso ha voluto concentrarsi su ciò che costituisce...