Nella vita gli incontri decisivi sono spesso quelli meno previsti, e meno giudiziosi. Se questa legge generale è nota a tutti, lo sono meno le sue applicazioni che per nostra fortuna Rachel Cohen ha deciso di raccogliere qui, concentrandosi su casi molto particolari, come quelli forniti con una certa abbondanza dalla letteratura e dallarte americana degli ultimi centocinquantanni. Vediamo così Mark Twain offrire una preziosa consulenza a un autore da cui si aspetta molto come editore, il generale Ulysses Grant; Marianne Moore indossare il suo cappellino più vezzoso e farsi accompagnare da George Plimpton al Madison Square Garden, per un incontro di boxe con Floyd Patterson; e la madre di Richard Avedon dare un pugno al lift che ha rifiutato di far salire in ascensore James Baldwin, compagno di liceo del figlio. Sono solo tre dei trentasei incontri raccontati in questo libro, che non a caso John Banville ha definito «meraviglioso e inclassificabile». Ma quando apprendiamo che il generale Grant fu il primo a pretendere che i suoi ufficiali sincronizzassero sempre gli orologi, e che lo stesso esigeva dai suoi musicisti un altro luminoso protagonista di queste pagine, John Cage, cominciamo a intuire che cosa il talento narrativo e combinatorio dellautrice ci ha messo davanti: una galleria di ritratti inediti, certo, ma anche un imponente reticolato di rapporti, seguendo i quali si finirà per attraversare in ogni possibile direzione un continente fascinoso della cultura.
Nel 1888, quando arrivò in Italia nemmeno venticinquenne, il giovane dandy e aspirante letterato Bernard Berenson era già alla sua seconda incarnazione: nella precedente era stato il figlio di un venditore di stoviglie ebreo lituano, emigrato a Boston; ora, pur privo di ricchezze proprie o credenziali accademiche, si apprestava a diventare il portentoso conoscitore dello stile degli...