«Anamorfosi» è parola che appare nel Seicento e designa una certa specie di «depravazioni ottiche» fondate sui giochi della riflessione e della prospettiva. Si tratta di immagini distorte, mostruose e indecifrabili che, se viste da un certo punto dello spazio o riflesse con accorgimenti vari, si ricompongono, si rettificano, infine svelano figure a prima vista non percepibili. La conoscenza dei procedimenti per costruirle fu a lungo trasmessa come dottrina magica e segreta, finché a partire dal Cinquecento le immagini anamorfiche hanno cominciato a diffondersi. Infine nel Seicento lanamorfosi ha invaso i trattati di prospettiva, la pratica architettonica e le feconde speculazioni ottiche dellepoca, diventando poi una sorta di lucido e onniavvolgente delirio nellopera di due grandi gesuiti, Kircher e Bettini. In questo libro magistrale il primo e lunico, si può dire, su questo tema affascinante Jurgis Baltruaitis, assistito dalla sua grandiosa erudizione, non solo riesce a ricostruire levoluzione di dottrine e di opere che erano sfuggite o erano rimaste incomprensibili agli storici dellarte precedenti, ma delinea un capitolo decisivo nella storia dellimmaginario europeo. Anamorfosi apparve per la prima volta nel 1955, poi in edizione ampliata nel 1969, infine nel 1984 con due capitoli inediti, qui per la prima volta tradotti, che tracciano la storia dellanamorfosi nelletà moderna, fino a oggi. Così vedremo ed è un gioco delizioso Baltruaitis chinarsi su testi di Cocteau, Barthes, Lacan ed esaminarli come fossero oscuri reperti, allo stesso modo in cui il suo sguardo di sovrano delle aberrazioni si posava sulle stranezze di ignoti dotti seicenteschi.
Quando fu ravvisata la sorprendente affinità della scultura romanica con le immagini dellantica arte mesopotamica, non pochi archeologi e storici si dedicarono con fervore allesplorazione del nuovo, affascinante territorio di studi. Ma solo il giovane Baltruaitis doveva individuare, con facoltà rabdomantica, il complesso e occulto reticolo di vie che aveva messo in...
Quando apparve per la prima volta, nel 1931, questo saggio si impose subito come unopera capitale, in grado di gettare nuova luce su alcuni passaggi decisivi dellarte medioevale in Occidente. E non mancò di sbalordire l«occhio assoluto» che rivelava il suo giovane autore, nonché la sua capacità di individuare nel groviglio dei corpi, nellesplosione...