Asserragliato nella penombra dellistituto di bellezza Loto, attorniato dalle macerie della Berlino 1945, un personaggio che si definisce «il tolemaico», e nei cui tratti non stentiamo a riconoscere Benn stesso, si prepara ad accogliere i clienti con le raffiche di un fucile mitragliatore. E intanto elucubra in solitudine, tesse suoni di parole diffidenti dei concetti e amiche delle immagini, si domanda come mai il mondo e il pensiero siano precipitati dal cosmo alla cosmesi, fino a quel retrobottega dove lui, il tolemaico, li accoglie col suo lirico sarcasmo. A un tavolo dellosteria Wolf un altro personaggio (ma avvertiamo nella sua voce lo stesso timbro, dissolvente e incantatorio) si lancia in altre divagazioni, protette da una bruma alcolica, sulle nefandezze germaniche, sul «rettile Storia» che sprofonda nel buio e su vari altri minuscoli o smisurati dettagli. Affiora in queste pagine il profilo di una nuova epoca, la nostra, dove non rimarranno che «criminali o monaci», e finalmente assistiamo a un prodigio che molti avevano inutilmente tentato: una prosa che racconta in una catena di fosforescenze, senza nessi causali, come puro succedersi di epifanie e irrisioni. Lette oggi, a distanza di cinquantanni dalla loro prima apparizione, queste prose narrative di Benn appaiono più abbaglianti che mai, solitario esempio di uno dei grandi sogni della letteratura del Novecento: la prosa assoluta. Il presente volume include Osteria Wolf, Romanzo del fenotipo, Il tolemaico, Il pensatore radar e una scelta di prose brevi coeve alla stesura del Romanzo del fenotipo e apparse postume.
Da Gottfried Benn, che ha sempre scompaginato tutte le categorie, e che ha bollato l’Io come «stato d’animo tardivo della natura, e oltre tutto fugace», non ci si poteva certo aspettare una compita autobiografia che raccontasse gli eventi di un’esistenza. Il paesaggio biografico di Benn è quello del suo alter ego Rönne, «il medico, il flagellante delle...
A cura di Amelia Valtolina
Con un saggio di Roberto Calasso
«Stile tardo», «ultimo stile», sono formule correnti con cui si usa riferirsi alle opere della vecchiaia di uno scrittore, o più in generale di un artista. Ma quando comincia davvero questa fase? Esistono criteri per definirla? Le «sere della vita» sembrano ritrarsi e ingannare lo sguardo di chi vuole importunarle. Per Benn sono solo un’occasione per divagazioni...