Nei racconti che compongono questo volume non si parla damore, ma delle emozioni senza nome, senza etichetta, che vincolano il cuore di unumanità spaesata, non connotata da ruoli o qualifiche, stupita dal fluire del tempo come dagli scarti improvvisi del destino, in cerca di sé nelle stanze di case non riconoscibili, in chiese abbandonate a una sacralità senza riti, in città sospinte dalla storia in altri universi. Quel sommovimento di tutto, quel senso di perpetua precarietà che la Rivoluzione russa impose in una vasta parte del mondo diventano qui un clima e un fondale psicologico. Lesilio come condizione dello spirito, espressione dello smarrimento e della vulnerabilità dellanima di fronte al definirsi della vita, al profilarsi dei suoi inattesi contorni e nonostante tutto unostinata vitalità di sentimenti, uningenua fedeltà allesistenza: questa lacuta attualità di Nina Berberova, il nodo che si stringe e si allenta nella sua scrittura, immersa in quella luce sensuale della mente che la letteratura russa irradia da Pukin a Pasternak. Dove non si parla damore si compone di diciannove racconti, scritti e pubblicati negli anni Trenta, ma ora per la prima volta raccolti in volume.
«E qui comincia il mio Quaderno nero che ancora oggi odora di terra: un tempo fu sotterrato in una cantina e si ricoprì di macchie di muffa verde scuro». Con queste parole Nina Berberova evoca il suo diario segreto, intermittente, fedele ai ritmi oscillatori delle emozioni e del pensiero, una sorta di nucleo primigenio intorno al quale andarono via via formandosi le concrezioni...
Come Il giunco mormorante, ma scritto ancor prima, nel 1932, La sovrana è una storia fatta di piccoli tocchi crudeli, che lasciano il segno. Sullo sfondo, l’inconfondibile Parigi slavizzata, molle e malinconica, di cui la Berberova aveva il segreto. C’è un giovane russo emigrato, Saša, pieno di sentimenti e slanci confusi e informi, da una parte; e dall’altra Lena,...