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Filostrato

Vita di Apollonio di Tiana

A cura di Dario Del Corno

Biblioteca Adelphi, 82
1978, 8ª ediz., pp. 434, 1 tav. f.t.
isbn: 9788845903663

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IN COPERTINA
Sacrificio di Conon, affresco del tempio degli dèi palmireni a Dura Europos (I sec. d.C.).
SINOSSI

Si racconta che l’imperatore romano Alessandro Severo tenesse fra i suoi Lari, oltre alle effigi degli imperatori deificati e dei suoi avi, quelle di certi «santi spiriti» tra cui Apollonio di Tiana, Cristo, Abramo e Orfeo. Ma chi era questo Apollonio di Tiana, degno di stare accanto a un «nuovo dio» come Cristo o a una primordiale figura del mito come Orfeo? Ben difficile è ricostruire la realtà storica di questo «mago e stregone abilissimo» (come lo definisce Dione Cassio), su cui scarse sono le testimonianze dirette, del I secolo dopo Cristo. Ma negli anni successivi alla sua morte vediamo crescere la sua leggenda e si impone il parallelo, e il contrasto, fra Apollonio e Gesù, che doveva valere a rivendicare gli dèi pagani, ormai stanchi, e a dimostrare che i miracoli di Gesù non erano in fondo maggiori di quelli del sapiente Apollonio. Infine, tra il II e il III secolo, il letterato Filostrato (su commissione della temibile Giulia Domna, moglie di Settimio Severo e devota ad Apollonio) scriverà questa Vita che rimane una delle creazioni che meglio ci danno l’aura del tardo mondo pagano. Certo, per noi oggi quest’opera non è preziosa soltanto per le enunciazioni dottrinali (dove ritroviamo tanti tratti di un esoterismo sincretistico), quanto per la sua qualità di romanzo favoloso, dove tutto il mondo antico, da Roma all’Asia Minore, all’India, ci si mostra come sfondo delle avventure di questo mago itinerante e sentenzioso, di questo guru che è, come non potrebbe non essere, insieme cialtrone e divino. Inoltre la Vita non ci offre soltanto i fatti memorabili di Apollonio, ma ci appare come una narrazione sinuosa, piena di incantevoli digressioni etnografiche, naturalistiche, mitologiche, antiquarie. Se tentiamo di coglierne il profilo, possiamo vederla innanzitutto come una sorta di itinerario nel meraviglioso, non meno variegato e appassionante di quello di Marco Polo: «Passano così nel racconto strani animali e piante prodigiose, sterminate pianure e monti che paiono invalicabili e fiumi larghi come mari, città ciclopiche e palazzi tutti d’oro, genti d’altre razze e i loro re e sacerdoti, leggi, usanze, tradizioni di un mondo diverso» (così scrive Dario Del Corno, che qui ha tradotto, introdotto e commentato per la prima volta in italiano l’opera di Filostrato). E alla fine di questo grande viaggio Apollonio apparirà anche a noi come l’ultimo, sontuoso riflesso del mondo magico e religioso pagano prima del suo inabissarsi. E ripenseremo ai versi in cui lo evocava il grande Kavafis: «Forse non è venuto ancora il tempo / d’una sua nuova comparsa nel mondo, / o forse, ignoto, in una strana metamorfosi, / fra noi s’aggira. – Un giorno apparirà / com’era, in atto d’insegnare il vero: allora / certo riporterà il culto degli dèi / nostri, i nostri squisiti riti ellenici».