SINOSSI

Al tempo in cui la psicoanalisi era ancora una curiosità, la protagonista di questo romanzo – donna di trascinante simpatia e vivezza – si stabilisce in una casa di cura perché un giovane analista le ha spiegato che soffre di un «complesso del denaro». Ma la paziente a tutto pensa salvo a prendere sul serio l’idea di curarsi. Stare in clinica significa per lei innanzitutto sfuggire per qualche tempo ai creditori, nell’attesa che si creino nuovi debiti e soprattutto che si manifesti quell’essere di cui, con fulminea percezione psicologica, ha colto tutta la potenza: il Denaro, appunto. Gli altri pazienti che la circondano (e presto saranno contagiati dalla sua dottrina) le appaiono tutti guaribili, più che con qualche sommovimento dell’inconscio, con una opportuna somministrazione di Denaro. Come Groddeck in una memorabile serie di «lettere a un’amica» aveva raccontato le avventure e i capricci dell’Es, così Franziska zu Reventlow ha tracciato con penna leggera e pungente, nelle lettere a un’amica che compongono questo romanzo, alcuni esilaranti capitoli dell’epos di quella potenza parallela, non meno duttile ed elusiva. È una storia di beffe, sogni e desideri, che ruota intorno a eredità, banche, fallimenti, casinò, imprese truffaldine come intorno ad altrettanti pianeti della psiche. L’inverosimile vicenda è puntualmente autobiografica. Pubblicato per la prima volta nel 1916, questo è il primo romanzo che viene tradotto in Italia di Franziska zu Reventlow, figura affascinante, audace e ironica della Monaco di Wedekind, di Klages e di George.