Ceronetti è un esploratore instancabile delle vaste plaghe del Male. In ogni direzione: nel passato, in terre lontane o fra le strade dove ci troviamo a camminare ogni giorno. Un ritaglio di giornale, un neologismo, il rictus di un ignoto: tanto basta, se lo seguiamo, per scoprire paesaggi devastati della mente o della realtà ufficialmente riconosciuta. Ma ci sono anche frequenti deviazioni, in queste indagini del pamphlettista flâneur, del filologo cantastorie. Sono scarti improvvisi che ci immettono in mondi paralleli, ad altre leggi obbedienti: un fotogramma di Arletty, una frase di Céline, un distico di Angelus Silesius. A distanza di ventanni da La carta è stanca, e ormai in prossimità dei «tristi Duemila», Ceronetti ha raccolto e rielaborato un altro fascio dei suoi articoli, che sono sempre seguiti da una tenace tribù di lettori, felici di incontrare quelle scintille improbabili in mezzo alla folla desolata di tutto ciò che fa notizia.
«Non l’aspetto, non mi pare di averlo mai aspettato» dichiara Ceronetti, senza nascondersi tuttavia che il tema fluttua da sempre nel suo «mondo mentale», anzi è «centrale e sigillato come l’ombelico». Tant’è che soltanto lui poteva darci questo piccolo libro prezioso, in cui, armato solo delle sue domande appassionate e della sua immensa erudizione, egli parte alla ricerca di presenze...
Una guida da parte di «uno che soffre i mali di cui parla», un breviario filosofico da tenere in tasca per conservare la «memoria verace» e guardarsi dalla E-Memoria, che «va surrogando la realtà stessa, abbrutendo la gioventù e l'infanzia e, finché non avrà distrutta e resa schiava con tutti i suoi prodotti la mente umana, non sarà sazia di...