SINOSSI

Maestro della filologia classica, Giorgio Pasquali arriva in Germania guidato dall'amore per l'antichità: e lo stes­­so sentimento spinge Ludwig Curtius, il grande ar­cheologo tedesco, verso l'Italia. Le due vicende si in­trecciano per qualche attimo appena – ma per sem­pre i due spiriti rimarranno affini. In questo libro, ap­parso per la prima volta nel 1953, Pasquali riper­cor­re le Me­morie di Curtius affiancandovi costantemente le pro­prie, in una biografia a specchio che restituisce mira­bil­mente la storia culturale dei rispettivi paesi a cavallo di due secoli. Animato da una «sete di umanità» che per Pasquali è il nucleo essenziale della sua per­so­na­li­tà, Curtius non esita infatti a vestire i panni del soldato e considera la missione di educatore indissolubil­men­te legata all'impegno politico, sicché le sue avventu­ro­se esperienze – in Oriente e in Occidente, tra le canti­ne bavaresi e sul fronte balcanico – offrono lo spaccato di un'Europa che danza sull'orlo del baratro: e al di­sfa­­ci­mento degli ambienti intellettuali e universitari nella Germania di Weimar, alla crisi dell'intero mon­do te­de­sco, si legano le sofferte meditazioni di Pa­squa­li sulle que­stioni sociali e sui problemi della cultura ita­lia­na.
«Nulla al mondo è più difficile a intendere che un po­polo» scrive Curtius; eppure – lo dimostra que­sta Storia dello spirito tedesco, folta di ricordi, no­ta­zio­ni critiche, di­gressioni, ritratti di grandi studiosi – l'im­presa è pos­si­bile, almeno per chi sia «abbastanza as­sen­nato per es­se­re e voler essere uomo del presen­te» e sappia tra­sfor­ma­re la scienza del mondo antico in esperienza comu­ni­ca­bile agli «spiriti disposti».