Karen Blixen, che diceva di se stessa «io sono una cantastorie e nient’altro che una cantastorie», era anche una trascinante conversatrice: ne sono prova questi saggi – o piuttosto divagazioni – spesso scritti per essere letti davanti a una platea, visibile o invisibile, nel corso di conferenze e trasmissioni radiofoniche. Passiamo dall’Africa alla Berlino nazista, descritta in un memorabile reportage (prima e unica esperienza giornalistica della Blixen, interrotta dall’invasione tedesca della Danimarca), o dall’ornitologia ai motti, tema, quest’ultimo, ricchissimo per un essere così naturalmente fedele a una visione aristocratica del mondo. E ogni volta è come se la Blixen estraesse da un cassetto, adagio e con delicatezza, un dagherrotipo e, prendendo spunto da quell’immagine che pochi saprebbero far parlare, ci trasmettesse qualcosa di prezioso appreso un giorno – qualcosa che ora, come un vecchio marinaio, vuole far giungere a noi. I dieci saggi che qui presentiamo coprono un arco cronologico che va dal 1938 al 1959.
«Riuscire a trasformare le vicende della propria vita in racconti è una grande gioia, forse l’unica felicità assoluta che un essere umano possa trovare su questa terra, ma – cosa inspiegabile per i profani – è nel medesimo tempo una privazione, addirittura una sciagura»: sono parole che incontriamo in questo libro della Blixen, raccolta postuma di racconti...
Nel gennaio 1914 Karen Dinesen sbarcava nel porto di Mombasa, sposandosi il giorno stesso con il barone Bror Blixen. Nel 1931 ripartiva dallAfrica, col cuore spezzato, dopo aver perso ogni speranza di continuare a reggere la sua piantagione nel Kenya. Fra queste due date avviene un lungo dramma, con intermezzi incantati, che ben conoscono tutti i lettori de La mia Africa. Ma solo queste splendide...