SINOSSI

Come vestirsi? Come arredare la propria casa? Che cosa mangiare? Come comportarsi in società? A queste domande elementari e angosciose diede risposte oggi più che mai giuste e sorprendenti uno dei grandi architetti del nostro tempo, il viennese Adolf Loos (1870-1933), di cui presentiamo in questo volume, per la prima volta in Italia, gli scritti più importanti. Già nei primi saggi, scritti a commento della Esposizione di Vienna per il Giubileo del 1898, vediamo che sarti da uomo e da donna, ebanisti, carrozzieri, valigiai, decoratori, mobilieri, arredatori e sostenitori dell’arte applicata vengono sottoposti da Loos a una critica sferzante, e diventano pretesto per un attacco a tutto un modo di vita che egli considerava già marcio. Ma la sua chiaroveggenza andava più in là: le devastazioni, oggi palesi, prodotte da tanti tristi connubi fra arte e industria, la snobistica volgarità degli arredatori, il culto avvilente del pittoresco, la bassezza di ogni tentativo di ‘arte nazionale’, il rapporto turistico col passato, dominante nella psiche dei ‘nuovi ricchi’ della cultura – tutto questo Loos ha saputo vedere già allora, semplicemente osservando gli oggetti che lo circondavano. Come il suo amico Karl Kraus, egli aveva il dono di cogliere in ogni minuzia della vita quotidiana la miseria e gli splendori di tutta una civiltà. Non solo: con generoso spirito pratico e una commovente fiducia nella capacità di migliorarsi della società – unita a una perfetta lucidità nel vederne le vergogne – Loos offriva anche soluzioni, voleva aiutare a vivere – e ci riusciva anche, oltre tutto per le sue splendide doti di scrittore, per l’immediatezza, la sobrietà, la verve, per la carica invincibile di simpatia che ha la sua prosa.
A proposito del suo famoso saggio Ornamento e delitto, Le Corbusier scrisse: «Loos è passato con la scopa sotto i nostri piedi e ha fatto una pulizia omerica, esatta, sia filosofica che lirica». Il risultato di quella ‘pulizia omerica’ fu una nuova concezione dello spazio e dell’abitazione che Loos imponeva, nei suoi edifici, con l’autorità dei grandi maestri. Spesso rivoluzionario nelle soluzioni, eppure legato come pochi alla grande tradizione architettonica e artigianale, Loos è un caso di clamorosa indipendenza di spirito nel nostro secolo. Molti architetti, e non dei minori, hanno derivato ricchi insegnamenti dalla sua opera; ma tutti gli architetti possono riconoscere in lui l’unico che sia riuscito a condurre una critica radicale (e spesso anche esilarante) della figura sociale dell’architetto contemporaneo, l’unico che – grande architetto – abbia saputo scrivere tranquillamente: «È noto che non annovero gli architetti fra gli esseri umani».