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Leo Lionni

La botanica parallela

Fuori collana
1976, pp. 225, 23 ill. dell’autore e 32 tavv.
isbn: 9788845901546

Fuori catalogo
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IN COPERTINA
Le fotografie sono di Enzo Regazzini.
SINOSSI

È possibile scrivere un trattato di una scienza inesistente? La botanica parallela, finto manuale scientifico, che si legge come un romanzo uscito dalla Biblioteca di Babele, ci dà una risposta, affermativa, a questa domanda.
Leo Lionni è l’inventore, il cronista e l’illustratore di questa nuova scienza immaginaria, di cui qui racconta le origini, le prime scoperte, le teorie più rappresentative, gli sviluppi attuali. Da poco più di dieci anni, racconta Lionni, vari scienziati, in varie parti del mondo, sono venuti in contatto con piante dalle proprietà stranissime: la Solea, il Giraluna, la Sigurya, il Tirillo e altre ancora. L’antropologia e la biologia, l’ecologia e la matematica fanno convergere i loro sforzi per render conto delle inquietanti caratteristiche di queste piante «amateriche» ed esistenti soltanto nell’immaginazione. Con una sottilissima ironia, che pervade ogni riga del testo, Lionni ci conduce in un viaggio appassionante nell’immaginario, rovesciando lo schema del Manuale di zoologia fantastica di Borges: qui non si tratta di ritrovare i ricchi materiali fantastici nascosti negli anfratti di una scienza reale ma di esporre un materiale totalmente fantastico nella forma di un manuale scientifico dall’aria plausibile.
Su questo libro così scrive l’autore: «La botanica parallela non è facilmente classificabile. Non è un romanzo, non è una collezione di saggi. E non è certo un libro di fantascienza. Come il burattinaio giapponese, mi presento sulla scena senza trucco e senza costume per avvertire il lettore che si tratta di una finzione, di piante che “prima di essere piante sono parole”. Il soggetto del libro, in fondo, non è una flora fantastica ma la fantasia stessa alla quale ho tentato di dare, attraverso il racconto di una vegetazione inesistente, una sua solidità poeticamente misurabile, e alla quale anch’io ho finito per credere».
Il volume è corredato da 23 illustrazioni nel testo e da 32 tavole fuori testo che riproducono splendidi disegni a lapis la cui precisione di dettaglio è quella tipica dei veri trattati scientifici.