«Raymond Chandler sembra aver dato vita all’espressione culminante dell’eroe americano: giudizioso, ottimista, premuroso, audace, romantico, cinico e ribelle» («The New York Times Book Review»).

«Un piccolo manuale, utile e divertente, che potrebbe benissimo rimpiazzare tutti i libri di diete presenti nelle nostre librerie» («The New York Times»).

Un formidabile reportage narrativo e fotografico sulla Francia dei canali e dei fiumi – un mondo, sconosciuto ai più, di cui rimangono oggi solo poche tracce.

«Sono violenti e perfidi assassini. Sono mutanti e omosessuali lussuriosi. Sono guerrieri di un mondo a venire e sono giovani. Soprattutto giovani» (Tommaso Pincio)

Un paesaggio teologico controintuitivo – quasi scandaloso.

La pubblicazione delle Opere matematiche è un vero e proprio evento negli studi su Bruno come sulla cultura europea fra Rinascimento e mondo moderno.

Un Roth sorprendente e profetico – e un’ulteriore prova della «sua trascinante malia di narratore» (Roberto Calasso).

Le pagine con cui Kipling paga il suo tributo all’Inghilterra, «il più meraviglioso di tutti i paesi stranieri dove sia mai stato».

«Entrare nelle pagine di Varlam Šalamov è una vera e propria esperienza fisica» (Roberto Saviano).

«Cogliamo l’occasione per segnalare, di questo editore a torto poco noto, un’opera filosofica importante, cioè la pubblicazione degli scritti di Nietzsche» («Civitas», 1965).

L’autobiografia con cui Christopher Isherwood si mise per la prima volta a nudo.

Un Waugh elegante, caustico e pungente come sempre.

«... quanto di risentimento, di passione e di nevrastenia covi dietro al fatto del “pastiche”; per che immane sfogo pratico un autore si decida a scritture così mescidate, scandalose» (Gianfranco Contini).

Una favola incantevole e feroce.

Un veemente, amoroso faccia a faccia con Hegel in forma di novella filosofica – non meno audace che nitida e ammirevole.

Una commedia umana al tempo stesso patetica e festosa, miserabile e splendida, di cui il grande scrittore yiddish restituisce «l’atmosfera di meraviglia e di miracolo».

Un ‘giallo’ potente e implacabile, con cui Dürrenmatt ci trascina in un mondo alla mercé di occhi elettronici.

«Il giallo del nostro quotidiano paranoico, sempre inquieto, sempre assurdo, sempre reso ridicolo da un’ansia di controllo, sempre senza un domani...» (Chiara Valerio).

«Shirley Jackson resta una delle grandi interpreti della letteratura dagli impulsi più oscuri» («The New York Times»).

Un libro nel quale si entra con una sensazione quasi di dolore e dal quale si esce «disperatamente felici».

«Shirley Jackson penetra con acume nelle tremende verità che si nascondono talvolta dietro comode finzioni» (Donna Tartt).

Accanto al Borgomastro di Furnes e alla Casa dei Krull, il romanzo che Simenon non esitava a mettere tra i suoi migliori del «periodo Gallimard».

«Noi italiani non abbiamo avuto l’ossessione del Grande Romanzo Italiano. Se l’avessimo avuta, Il prete bello di Goffredo Parise sarebbe stato uno dei candidati al titolo» (Antonio D’Orrico).

Sette racconti dedicati a creature difettive, fragili, marginali – e indimenticabili.

Il racconto degli immaginosi giochi di Rosie – il prototipo di tutti gli indimenticabili protagonisti di Sendak.

Thomas Bernhard con la sua “autobiografia” ha composto un formidabile e audace inno alla vita ... a quella vita che ogni uomo, nell’attimo decisivo, ha il diritto di decidere per sé» (Luigi Reitani).

«Chi mancherà di leggere questo libro rinuncerà all’occasione di conoscere per una volta la verità» (Roberto Saviano).

«Leggere Cioran è avvertire la presenza di una mano tesa, afferrare una corda gettata senza timidezza, avere alla propria portata una medicina non sospetta» (Guido Ceronetti).

«L’elegante ritratto di un mondo in cui il male è totale e totalmente trionfante» («The Sunday Times»).

Tre saggi acuminati che illustrano il fascino esercitato dalla Qabbalah sui lettori cristiani d’ogni tempo.

«Leggere uno dei romanzi di Perutz invoglia a leggerli tutti» (Emmanuel Carrère).

Il mondo come avrebbe potuto o dovuto essere, le vite possibili e alternative che sogniamo o paventiamo: tutti i segreti dell’illusione ucronica.

David Quammen ci conduce, in questo straordinario reportage, alla scoperta della natura selvaggia e della sua abbagliante biodiversità.

A quasi cinquant’anni Simenon tira fuori dal cilindro una giovane investigatrice dilettante.

Una vita fondata sullo stile e sulla bellezza, una civiltà di vertiginosa perfezione di cui è emblema il «Principe Splendente».

Dalla «coppia diabolica» del noir francese, un claustrofobico huis clos in cui nessuno è ciò che sembra e ciascuno progetta di sbarazzarsi dell’altro.

«L’unico romanziere americano vivente cui si possa attribuire del genio» (Norman Mailer).

Il ritratto di una memorabile dark lady – e insieme di una società cinica e corrotta.

«In poche parole, questo primo Márai è già magistrale» (Frédéric Vitoux, «Le Nouvel Observateur»).

«Il mio nome, che non è il mio nome eppure lo è, il mio destino, che non appartiene a me, ma a un altro, e ora mi è piombato addosso, soffocante come fosse il mio» (Peter Flamm).

La beffarda odissea di un etilista nel mondo degli astemi.

Una delle più luminose tragedie shakespeariane – nell’inedita, formidabile traduzione di J. Rodolfo Wilcock.

«L’inchiesta di Sergio González Rodríguez Ossa nel deserto è una delle più sconvolgenti di questi anni» (Goffredo Fofi).

«Il fatto che ci troviamo su questo pianeta è un effetto del caso? Oppure, in qualche modo, la storia che ci portò fin qui fu inevitabile?».

«Il romanzo più perfetto di Nabokov» (Brian Boyd).

Un racconto aspro e lacerante, che sembra attingere al mondo remoto delle favole e delle leggende – un capolavoro dimenticato della letteratura giapponese del Novecento.

«Che mondo meraviglioso, un mondo terribile e splendido, quello di Isaac Bashevis Singer, Dio lo benedica... » (Henry Miller).

Una discesa implacabile nella mente di un uomo dominato dalle sue ossessioni.

«Ogni riga di Kafka mi è più cara della mia intera opera» (Elias Canetti).

«Potrei vivere sotto un tavolo leggendo Borges» (Roberto Bolaño)

«Ci sono mille buone ragioni per non fare quello che sto facendo. E una sola per farlo: dire con la massima precisione certe cose su alcuni libri che ho scritto».

«Uno di quei rari scienziati che aprono vie nuove al pensiero» (Carlo Rovelli).

Una per una, le opere di Shakespeare si svelano in una conversazione scintillante.

La vita visionaria di John Von Neumann

«Questo libro ci ricorda perché Grossman è stato uno dei più grandi cronisti della seconda guerra mondiale» («The Jewish Chronicle»).

«Uno dei più grandi e originali prosatori di fine millennio» (Emanuele Trevi).

Un ritratto della «capitale magica d’Europa» e della sua cultura che è in realtà un affascinante autoritratto.